martedì 20 gennaio 2015

Scheda madre (motherboard)

La SCHEDA MADRE o MOTHERBOARD è il dispositivo che collega tutti i componenti del computer tra di loro.









Esistono due tipi di porteSERIALI e PARALLELE (dette anche LPT ossia Line Printer Terminal).

Le differenze più rilevanti sono le seguenti:

Trasmissione - Quando viene trasmesso un dato con la porta parallela, vengono inviati 8 bits alla volta contemporaneamente. Nella porta seriale vengono invece mandati 8 bits in fila uno dietro l'altro.

Velocità di trasmissione - Nelle porte parallele è più alta e va dai 50 Kbytes al secondo (per i modelli SSP) ai 2 Mbytes al secondo per i modelli EPP).

La lunghezza del cavo - Nelle porte parallele, il cavo di connessione non può superare i 4-5 metri, pena la perdita dei dati. Nelle porte seriali questa lunghezza è maggiore.

Porta parallela rosa (sopra) e porta seriale blu (sotto)
La porta seriale blu (VGA) è per la scheda video, quella parallela per la stampante.
Sulla sinistra vediamo le porte COM1 e COM2


Di regola tutte le Motherboard hanno due uscite seriali per il collegamento del mouse che vengono indicate come COM1 e COM2, un'uscita parallela per il collegamento alla stampante (LPT) e due uscite PS/2 (connettore din a 6 pin che deriva dalla serie di computer IBM Personal System/2) dove si collegano la tastiera e il mouse e varie porte USB (Universal Serial Bus) per il collegamento di vari dispositivi (mouse, scanner, fotocamere digitali ecc.).

Le porte USB evolvendosi nel tempo hanno cambiato il colore:
1.0 e 2.0 (nero)
3.0 (blu).

La porta IEEE 1394 FIREWIRE che collega all'HD, nata nel periodo tra la porta USB 1.0 e 2.0. E' in grado di trasferire una grande quantità di dati.

Porte seriali di diversi colori.
In alto a destra la porta di rete e di fianco la porta FireWire.
Sotto a queste le porte USB.


Qui sopra un esempio di scheda con il connettore della porta sul lato sinistro.


L'immagine qui sopra mostra lo zoccolo (ZIFF) su cui va inserito il processore (CPU).


Qui sopra la foto del processore sotto la ventola.



Qui sopra, a partire dall'alto, le foto della RAM espandibile che si collegano ai relativi slot visibili al di sotto.



La ROM è componente rialzato nero posto sulla scheda madre.


Gli slot bianchi qui sopra, generalmente uno lungo che può essere associato ad un altro più piccolo, si collegano con l'alimentatore del pc.



Qui sopra gli slot di espansione dove collegare le varie schede.

Qui sopra i cavi di rete RJ45.

Nei computer moderni non ci sono più le schede estraibili, ma ci sono i CHIPS con le porte, saldati direttamente al pc.



Il chipset è l'insieme di circuiti integrati di una scheda madre che si occupano di smistare e dirigere il traffico di informazioni passante attraverso il bus di sistema, fra CPU, RAM e controller delle periferiche di ingresso/uscita.

Il controller o controllore è un dispositivo elettronico di un computer, dedicato a gestire e a far accedere al bus una o più periferiche.

Qui sotto la struttura del chipset.




Ecco qui sotto BIOS (Basic Input Output System) è una memoria ROM e contiene le istruzioni che consentono al computer di accendersi. Identifica i componenti installati. L'insieme delle operazioni che consentono l'avvio del pc si chiama POST (Power-On Self Test).



Queste sotto sono le porte interne per il collegamento dell'HD alla scheda madre. Essendo due si possono collegare due HD contemporaneamente.



I cavi che collegano l'HD sono di diversi tipi.
I vecchi cavi sono più larghi e piatti e si chiamano connettori IDE.
Ci sono poi stati i connettori PATA e infine i S-ATA.
Qui sotto le foto.



Infine abbiamo l'HD, come da foto sotto.



Infine l'alimentatore del pc, raffreddato da una ventola (vedi sotto).



Il CASE del computer può essere MIDDLE TOWER o BIG TOWER, come da foto sotto.


Ecco le foto delle porte del mio pc laptop.





Infine vorrei postare la descrizione in inglese di alcune parti del computer:

- ALIMENTATORE = POWER SUPPLY

- VITI = SCREWS

- NIC (NETWORK INTERFACE CARD)

- SCHEDE = ADAPTER CARDS

- WIRELESS NIC = collega il pc ad un altro pc o a un wireless

- SCHEDA VIDEO = VIDEO ADAPTER

- HDD = HARD DISK DRIVE

- VENTOLA CPU = HEAT SINK FAN

- DRIVE OTTICO = OPTICAL DRIVE

- DRIVE FLOPPY DISK = FLOPPY DRIVE

- FDD = FLOPPY DISK DRIVE

- PATA CABLE = optical drive

- SATA CABLE = HD

Cavo viola = keybord
Cavo verde = mouse

domenica 18 gennaio 2015

HD - Partizione - Cancellazione

Il SISTEMA OPERATIVO gestisce tutto l'hardware del computer.

Offre la possibilità di creare una PARTIZIONE o più (quante se ne vogliono) dell'HD.

L'HD si trova solitamente nella sezione C.
La partizione invece si chiama D, ma fa sempre parte della stessa sezione.


FORMATTARE vuol dire dare la possibilità al sistema operativo di avere il suo punto di partenza. Quindi crea una mappa del disco e organizza lo spazio.
Ogni sistema operativo organizza lo spazio dell'HD secondo i suoi criteri.
E' il sistema operativo che memorizza i file sull'HD.

Ogni PARTIZIONE può essere gestita da un sistema operativo diverso, perché è come se fossero dischi diversi.


Ogni tanto occorre fare la DEFRAMMENTAZIONE dell'HD per fare in modo di riunire i file sparpagliati e accorciare i tempi di elaborazione.

La FRAMMENTAZIONE invece vuol dire proprio il sistema di memorizzazione che frammenta i file al momento della loro registrazione sull'HD in base allo spazio a disposizione.


CANCELLARE I FILE

Non esiste la cancellazione effettiva dei file memorizzati, ma la sovrascrittura.
Quello che è stato memorizzato rimane fintanto ché non viene sovrascritto da qualcos'altro.

Nel computer sono memorizzati i file secondo un determinato ordine e con l'indicazione del punto di partenza in cui trovarli. La "cancellazione" significa che viene cancellata questa indicazione e i file non possono più essere trovati.


Scheda di rete

La scheda di rete è un'interfaccia digitale, costituita a livello hardware da una scheda elettronica inserita/alloggiata solitamente all'interno di un personal computer, server, stampante, router ecc., che svolge tutte le elaborazioni o funzioni necessarie a consentire la connessione dell'apparato informatico ad una rete informatica.

Un particolare tipo di scheda di rete è la scheda di rete wireless cioè una scheda che permette la connessione ad una rete tramite collegamento senza fili a mezzo di onde radio. Appartengono a questo tipo di scheda la scheda Wi-Fi e la scheda Bluetooth.

Ne sono dotati tutti i PC portatili (laptop), mentre spesso non è una dotazione tipica di base per i PC fissi, per i quali risulta però installabile a posteriori.



La scheda di rete gestisce le comunicazioni.

Se partono dei segnali contemporaneamente da A a C e da C ad A, si ha un blocco.
I dati viaggiano in due direzioni.

In questo caso la scheda di rete mette in attesa i due terminali, variando il tempo tra i due, in modo che partono in momenti diversi.



martedì 6 gennaio 2015

Il monitor

Il monitor è un dispositivo elettronico che, collegato a diversi tipi di apparecchi, è utilizzato per la visualizzazione di immagini; se dotato di casse per la riproduzione audio, è in grado anche di riprodurre il suono. In ambito informatico, il monitor riceve i dati in uscita dall'unità centrale. 

Caratteristiche
Esistono diversi tipi di monitor a seconda della tecnologia usata per realizzarli:

• il monitor CRT (a tubo catodico), ormai quasi in disuso


• il monitor SED (Surface-conduction Electron-emitter Display) è basato sullo stesso funzionamento di un normale schermo a tubo catodico: un flusso di elettroni "accende" fosfori luminosi che emettono luce. La differenza sta nel fatto che ogni singolo pixel dello schermo SED si comporta come un piccolissimo tubo catodico. Questo permette di costruire schermi piatti.  La figura che segue mette a confronto la struttura del classico tubo catodico (CTR) con la struttura dello schermo SED.


• il monitor LCD (a cristalli liquidi - Liquid Cristal Display) - è formato da due pannelli di vetro provvisti di contatti elettrici che contengono cristalli liquidi. Quando raggiungono il punto di fusione, i cristalli  diventano liquidi. Ce ne sono alcuni che, pur diventando liquidi, mantengono la loro struttura cristallina, da cui il nome cristalli liquidi.
Le molecole dei cristalli liquidi, in presenza di un campo elettrico, hanno la proprietà di polarizzare le radiazioni luminose; cioè possono far sì che la luce assuma direzioni bene precise. Ad ogni punto dello schermo (il pixel) corrisponde un cristallo. Quando il cristallo viene attivato dalla corrente elettrica, polarizza  la luce. Essa può venire da una fonte posta sul retro dello schermo o dall'ambiente circostante. Quando la luce viene polarizzata dal cristallo liquido, il pixel si illumina. L'insieme di innumerevoli pixel illuminati dà forma alle immagini che vediamo sullo schermo. 


• il monitor a LED (Light Emitting Diode), strutturalmente, è identico a uno schermo LCD. Ciò che cambia è il sistema di illuminazione dei pixel. Più appropriatamente, quindi, si dovrebbe parlare di schermo LCD basato su retroilluminazione a LED. Il pannello che produce le immagini, infatti, resta quello di uno schermo piatto tradizionale; la retroilluminazione, invece, è fatta dalla luce di piccoli LED rossi, verdi e blu. Opportunamente combinati, questi tre colori formano un fascio di luce bianca che illumina il pannello a cristalli liquidi per formare le immagini che vediamo sullo schermo. La retroilluminazione a LED ha diversi vantaggi:

-  restituisce una migliore resa nei colori rispetto al neon che illumina gli schermi LCD tradizionali: il neon non emette, infatti, un bianco perfetto; per ovviare si utilizzano filtri di colore che, però, non garantiscono ottimi risultati;

 -  permette di costruire degli schermi sottilissimi spessi anche un paio di millimetri;

     
 -  dura più a lungo: lo schermo LCD basato su tecnologia a LED ha una vita utile di circa 100 mila ore, mentre quella di uno schermo tradizionale è di 50 mila ore;

- è priva di mercurio, presente invece nei sistemi di illuminazione di tipo CCFL. A tale proposito, ricordiamo che in Europa, ai sensi della direttiva RoHS (Restriction of Use of Certain Hazardous Substances in Electronic), i produttori sono tenuti a commercializzare soluzioni prive di mercurio;

-  minori consumi.


• il monitor al plasma è anch'esso formato da due pannelli di vetro ricoperti da elettrodi metallici e da una sostanza fluorescente. Tra questi due pannelli è contenuta una miscela di gas rari. La corrente applicata agli elettrodi, ionizza il gas producendo un plasma che emette luce ultravioletta. 


• il monitor OLED (Organic Light Emitting Diode) si basa sulla particolare proprietà di speciali sostanze organiche che, poste tra due  elettrodi (anodo e catodo), al passaggio della corrente si illuminano.
Un elemento viene definito organico quando ha una struttura costituita prevalentemente da carbonio. Normalmente le sostanze organiche, se attraversate da corrente, sono in grado di emettere solo luce bianca. Miscelando alle sostanze organiche dei composti elettrofosforescenti (operazione chiamata drogaggio), è però possibile renderli in grado di emettere luce rossa, verde o blu. Combinando questi tre colori primari, si possono produrre tutti i colori dello spettro visibile.
Uno schermo OLED è composto da vari strati sovrapposti: uno di essi - in genere trasparente e con una funzione protettiva - viene coperto da uno strato conduttivo che funge da anodo. Ad esso vengono aggiunti tre strati di materiale organico opportunamente drogati in modo da formare tre microdisplay colorati (rosso, verde e blu). L'ultimo è uno strato riflettente che funge da catodo.

• il monitor Pholed (Phosphorescent organic light-emitting diode) è un tipo particolare di Oled che usa la fosforescenza per emettere luce. A differenza degli Oled, in cui solo il 25% dell'energia genera luce mentre il restante 75% viene disperso sotto forma di calore, i Pholed convertono in luce fino al 100% dell'energia utilizzata, restituendo una luminosità quattro volte maggiore. Inoltre, trasformando la maggior parte dell'energia in luce, i Pholed non disperdono calore e quindi non surriscaldano l'apparecchio, garantendo così una più lunga durata dei congegni. Ad oggi (febbraio 2010) sono ancora in fase di sperimentazione.



Che cos'è un pixel?
Un pixel è il più piccolo componente di un’immagine sullo schermo: un punto che contiene un colore.



Che cos'è la risoluzione video?
La risoluzione è il numero di pixel (o punti) per pollice dpi (dots per inch). Maggiore è la quantità dei pixel in un pollice e maggiore è la risoluzione video.



Standard grafici
Hercules  -  768 x 348 Pixel - 2 colori
CGA (Color Graphic Adapter)  -  320 x 200 Pixel - 16 colori
EGA (Enhanced Graphic Adapter)  -  640 x 350 Pixel - 16 colori
VGA (Video Graphic Adapter)  -  1024 x 768 Pixel - 256 colori
SVGA (Super VGA)  -  1280 x 1024 Pixel 16 milioni di colori



Caratteristiche
Pollici: unità di misura della dimensione dello schermo
Pixel: il più piccolo elemento che viene visualizzato sullo schermo
Risoluzione: numero di pixel che possono essere visualizzati contemporaneamente
Dot pitch: distanza fra due pixel
Refresh: (si misura in Hz) indica il numero di volte che l’immagine sullo schermo viene “rinfrescata” in un secondo



Riassunto

Lo schermo di un computer è assimilabile ad un normale televisore (tubo a raggi catodici oppure LCD a cristalli liquidi).

Il monitor è caratterizzato dalla DIMENSIONE e dalla QUALITA’.

La dimensione di uno schermo si misura in pollici (da 14 ad oltre 24): diagonale dello schermo stesso;

La qualità dipende del monitor dipende da 2 fattori:
• dalla risoluzione, misurata in pixel (per es.: 800x600, 1024x768, 1280x1024, ecc.)
• dalla frequenza di scansione, misurata in Hertz (per es.: 70 Hz).

Maggiore è la risoluzione e la frequenza di scansione dello schermo, maggiore è la sua qualità.



La vita di Olivetti

Fonte: www.storiaolivetti.it


Urbanista, editore, scrittore, uomo di cultura, ma soprattutto imprenditore che crede nella tecnologia, nell’innovazione, nella responsabilità sociale dell’impresa.



Figlio di Camillo e Luisa Revel, nasce a Ivrea l'11 aprile del 1901. Il padre, ingegnere elettrotecnico, dinamico e geniale, dopo una precedente esperienza imprenditoriale nel 1908 fonda a Ivrea la Ing C. Olivetti & C, "prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere".

Adriano, negli anni della formazione, è molto attento al dibattito sociale e politico; frequenta ambienti liberali e riformisti, entra in contatto con Piero Gobetti e Carlo Rosselli. Si laurea in chimica industriale al Politecnico di Torino e nel 1924 inizia l'apprendistato nella ditta paterna come operaio.

L'anno seguente, accompagnato dal Direttore Tecnico dell’azienda, Domenico Burzio, compie un viaggio di studi negli Stati Uniti, dove visita numerose fabbriche. Al ritorno, propone un vasto programma di interventi per modernizzare l'attività della Olivetti: organizzazione decentrata, direzione per funzioni, razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, sviluppo della rete commerciale in Italia e all'estero e più tardi, nel 1931, creazione di un Servizio Pubblicità, che fin dagli inizi si avvale del contributo di importanti artisti e designer. La nuova organizzazione contribuisce ad aumentare in modo significativo la produttività della fabbrica e le vendite dei prodotti.

Adriano Olivetti avvia anche il progetto della prima macchina per scrivere portatile che esce nel 1932 con il nome di MP1. Alla fine di quell’anno è nominato Direttore Generale e nel 1938 diventa Presidente, subentrando al padre Camillo.



Un innovatore che lavora anche per il territorio
La sua visione del ruolo dell’impresa e la sua poliedrica personalità lo portano ad occuparsi in modo fortemente innovativo anche di problemi sociali e politici, di urbanistica, architettura, cultura ed editoria. 

A Ivrea avvia la progettazione e costruzione di nuovi edifici industriali, uffici, case per dipendenti, mense, asili, dando origine ad un articolato sistema di servizi sociali.

In Olivetti cerca e ottiene la collaborazione di giovani e brillanti architetti, urbanisti e sociologi; a loro chiede di garantire strutture architettoniche, organizzazione degli ambienti e del territorio capaci di far coesistere bellezza formale e funzionalità, miglioramento delle condizioni di lavoro nell’impresa e della qualità di vita fuori dall’impresa.

Per Adriano Olivetti l’impresa ("la fabbrica") non è solo un luogo di produzione, ma è il motore principale dello sviluppo economico e sociale; un motore che ha anche la responsabilità di mettere a disposizione della collettività e del suo territorio più lavoro, prodotti, servizi, cultura.  

All'urbanistica, che ha un ruolo importante nello sviluppo di un territorio, Adriano Olivetti dedica particolare attenzione. Nel 1936 avvia uno studio preparatorio per un piano regolatore della Val d’Aosta (in quegli anni Ivrea fa parte di questa provincia) e nel 1951 assume l’incarico di predisporre il piano regolatore della città di Ivrea. 

Dopo aver aderito fin dal 1938 all'Istituto Nazionale di Urbanistica, nel 1950 ne diventa presidente. Nel 1949 fa rinascere, finanziandola personalmente, la rivista "Urbanistica"; collabora attivamente con l’UNRRA Casas e si impegna in vari progetti per la riqualificazione e ricostruzione edilizia in diverse aree del Mezzogiorno, tra cui quella di Matera. 

Nel Canavese a metà degli anni ’50 fonda l’IRUR, Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale, per promuovere e sostenere lo sviluppo equilibrato della comunità locale attraverso piccoli insediamenti produttivi e strutture sociali e culturali nelle vallate e nelle aree periferiche.



L’impegno sociale di un uomo di cultura
Adriano Olivetti è anche editore, scrittore e uomo di  cultura. Nel 1937 fonda la rivista "Tecnica e Organizzazione", dove pubblica vari saggi di tecnologia, economia, sociologia industriale. Poco dopo, assieme a un gruppo di giovani intellettuali, crea una casa editrice, la NEI (Nuove Edizioni Ivrea). Nel 1946 fonda la rivista "Comunità", che nell’Italia del dopoguerra ben presto diviene uno dei più qualificati luoghi del dibattito culturale, politico e sociale. 

La NEI di fatto nel 1946 si trasforma nelle Edizioni di Comunità. Con un intenso programma editoriale, pubblica importanti opere in vari campi della cultura, dal pensiero politico alla sociologia, dalla filosofia all'organizzazione del lavoro, facendo conoscere autori d'avanguardia o di grande prestigio all'estero, ma ancora sconosciuti in Italia. Tra le prime opere pubblicate vi è anche "L'ordine politico delle comunità", che Adriano Olivetti ha  completato durante l’esilio in Svizzera, dove a causa della sua attività antifascista è dovuto riparare all’inizio del 1944. Nel libro sono già espresse le idee alla base del Movimento Comunità, che fonda nel 1947, con una serie di proposte intese a istituire nuovi equilibri politici, sociali, economici tra i poteri centrali e le autonomie locali.

Nel 1956 Comunità presenta una sua lista alle elezioni amministrative e Adriano Olivetti viene eletto sindaco di Ivrea. Il successo lo induce a presentare una lista anche alle elezioni politiche del 1958, ma lui soltanto risulta eletto alla Camera dei Deputati e dopo poco più di un anno si dimette cedendo il posto al primo dei non eletti, Franco Ferrarotti.

L'esperienza politico-amministrativa di Adriano Olivetti non va intesa come una fuga dall'impegno imprenditoriale: è semmai la logica conseguenza della sua visione dei rapporti tra industria e società.

La sua immagine come imprenditore e intellettuale a tutto campo si rafforza negli anni ’50 con il suo contributo alla nascita delle riviste Sele Arte e l’Espresso, a conferma di una visione molto ampia e innovativa della cultura, non limitata all’ambito strettamente industriale.



Un imprenditore con il gusto dell’innovazione
Dunque, urbanista, editore, scrittore, uomo di cultura; ma Adriano Olivetti è soprattutto un imprenditore  capace di radicare nell’impresa la cultura dell’innovazione, l’eccellenza della tecnologia e del design, l'apertura verso i mercati internazionali, il rispetto del lavoro e dei lavoratori. Un imprenditore, oltretutto, capace di selezionare con felice intuito i collaboratori, spesso scelti tra i giovani.

Nel suo stile di management assume un particolare rilievo l’attenzione al miglioramento delle condizioni di vita dei dipendenti. Nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea viene costituito il Consiglio di Gestione, per molti anni unico esempio in Italia di organismo paritetico con un importante ruolo consultivo, vincolante per i temi socio-assistenziali. In più occasioni i dipendenti ottengono dall'Olivetti, in anticipo sui contratti collettivi, miglioramenti economici, dell’ambiente di lavoro e dei servizi sociali. L’azienda costruisce quartieri per i dipendenti, nuove sedi per i servizi sociali, la biblioteca, la mensa. A realizzare queste opere sono chiamati grandi architetti: Figini, Pollini, Zanuso, Vittoria, Gardella, Fiocchi, Cosenza. 

Anche per il design Adriano Olivetti sceglie collaboratori di grandissimo valore, come Nizzoli, Pintori, Bonfante, Sottsass. Tra la fine degli anni '40 e la fine degli '50 la Olivetti porta sul mercato alcuni prodotti destinati a diventare veri oggetti di culto per la bellezza del design, ma anche per la qualità tecnologica e l'eccellenza funzionale: tra questi le macchine per scrivere Lexikon 80 (1948) e Lettera 22 (1950), la calcolatrice Divisumma 24 (1956). 

Lo sviluppo di nuovi prodotti e l’aumento delle vendite creano l’esigenza di nuovi impianti. In Italia entrano in funzione gli stabilimenti di Pozzuoli e di Agliè (1955), di S. Bernardo di Ivrea (1956), della nuova ICO a Ivrea e di Caluso (1957); in Brasile nel 1959 si inaugura il nuovo stabilimento di San Paolo. Come i prodotti, anche le architetture industriali ricevono riconoscimenti in tutto il mondo; Adriano Olivetti nel 1955 riceve il Compasso d’Oro per meriti personali conseguiti nel campo dell’estetica industriale.

Gli ottimi risultati ottenuti con i prodotti per ufficio non distolgono l'attenzione di Adriano Olivetti dall'emergente tecnologia elettronica. Già nel 1952 la Olivetti apre a New Canaan, negli USA, un laboratorio di ricerche sui calcolatori elettronici; nel 1955 costituisce a Pisa un Laboratorio di Ricerche Elettroniche e nel 1957 fonda con Telettra la Società Generale Semiconduttori (SGS). Nel 1959 l’Olivetti può presentare l'Elea 9003, il primo calcolatore elettronico italiano, sviluppato con soluzioni tecnologiche d’avanguardia.

Mentre gli investimenti nell’elettronica cominciano a portare risultati concreti, Adriano Olivetti conclude un accordo per l'acquisizione della Underwood, storica azienda americana di macchine per scrivere con quasi 11.000 dipendenti. 

In un momento di forte espansione dell’azienda, ma anche di delicati impegni derivanti dallo sviluppo dell’elettronica e dall’acquisizione della Underwood, Adriano Olivetti muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: è il 27 febbraio 1960. Lascia un'azienda presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all'estero; ma soprattutto lascia un’impronta indelebile nella storia di un’azienda e di un territorio, un segno inconfondibile nell’industria italiana ed europea.



Storia del computer

Fonte: Task 1 - Gallo, Salerno - Minerva Scuola

La prima vera macchina da calcolo fu costruita dai Greci e dai Romani: l’abaco, dalla parola greca abax, che significa “tavola”. Era appunto una tavoletta, divisa in due parti e composta da varie scanalature, all’interno delle quali erano inseriti dei sassolini.

Nel 1623 Wilhelm Schickard costruì la prima macchina per il calcolo automatico, che andò perduta nella Guerra dei 30 anni e della quale si scoprì l’esistenza solo nel 1957. La macchina di Schickard era capace di compiere le quattro operazioni.

Il primo vero successo spettò al filosofo e matematico francese Blaise Pascal che, appena ventenne, nel 1642 progettò una macchina per addizionare e sottrarre, che teneva conto automaticamente dei riporti: la Pascalina, la più antica macchina di calcolo giunta a noi. Essa diede inizio alla lunga serie di macchine calcolatrici che avrebbe poi aperto il passo agli attuali computer.

Nel 1673, anche il filosofo e scienziato tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz progettò e costruì una macchina calcolatrice, che era in grado di eseguire automaticamente anche le operazioni di moltiplicazione e divisione.

Nel 1679 Leibniz progettò anche una macchina da calcolo binario, introducendo
quello che sarebbe divenuto il codice matematico dei computer moderni.

Un contributo indiretto, ma decisivo, allo sviluppo di macchine automatiche per
il calcolo, giunse nel 1725 a opera di Bouchon con l’invenzione della banda perforata per la programmazione automatica dei telai tessili. Tale invenzione
venne perfezionata con l’adozione di piccole schede a cartoncino dal meccanico
Falcon nel 1728.

Al francese Joseph M. Jacquard spetta il merito di aver reso industriale questo processo, applicandolo ai telai meccanici e rivoluzionando l’industria tessile. L’idea fu quella di far guidare automaticamente i movimenti del telaio da una serie di fori praticati su schede di cartone. Nacque così la scheda perforata, utilizzata per trasmettere a una macchina le informazioni necessarie per il suo funzionamento. La scheda perforata è stata usata fino a pochi decenni fa come strumento di input. Era costituita da un cartoncino rettangolare di dimensioni standard e suddivisa in ottanta colonne e dodici righe: in ciascuna colonna poteva essere memorizzato un carattere mediante la perforazione di fori rettangolari in opportune posizioni.
Le apparecchiature che servivano per la perforazione delle schede erano di due tipi: perforatori, che realizzavano la perforazione in modo automatico, e perforatrici di tipo manuale, costituite da una tastiera analoga a quella delle comuni macchine per scrivere.

Occorre attendere, però, gli studi di Charles Babbage e di Ada Lovelace per giungere a qualcosa di veramente innovativo. Charles nacque nel 1791 e si rivelò ben presto un genio matematico. Lavorando alla correzione dei numerosi errori da lui individuati nelle tavole logaritmiche costruì un apparecchio di calcolo. Nel 1822 presentò alla Royal Astronomical Society il primo modello di Macchina differenzialein grado di eseguire i calcoli necessari per costruire le tavole logaritmiche. Insieme a Lady Ada Augusta contessa di Lovelace, figlia di lord Byron, Babbage intraprese la costruzione della Macchina analitica (Analytical Engine). Questo apparecchio, che riceveva i comandi da una scheda perforata, doveva essere in grado di calcolare i valori di funzioni matematiche molto più complesse della funzione logaritmo, ma fin dagli inizi difficoltà di ogni tipo ne limitarono il funzionamento. La macchina occupava tutto l’enorme laboratorio di Babbage.
A Babbage vennero a mancare i finanziamenti del governo inglese, poiché non onorò il primo contratto stipulato, quello relativo alla seconda macchina differenziale (più grande della prima). Per questa ragione dovette rinunciare alla costruzione della macchina analitica.
La macchina si basava su due principi di funzionamento:
• una parte chiamata store o memoria;
• una parte chiamata mill o unità di calcolo.

Lo svedese Georg Scheutz, fu il primo a realizzare una macchina differenziale funzionante e con meccanismo stampante e, soprattutto, il primo europeo a esportare tecnologie di calcolo negli Stati Uniti, aprendo in questa nazione l’era del calcolo automatico. La macchina di Scheutz fu acquistata dall’osservatorio astronomico di Albany, nello stato di New York, per calcolare le posizioni di alcuni astri.

Nel 1847, l’inglese George Boole con la sua opera Mathematical analysis of logic gettò le basi del sistema logico binario.

Nel 1880 fu svolto negli Stati Uniti il censimento della popolazione e le registrazioni manuali permisero di ottenere i risultati sette anni dopo. Quando nel 1890 si dovette ripetere il censimento, un ingegnere che collaborava con l’Ufficio Censimento degli Stati Uniti, Herman Hollerith, riprese il concetto della scheda perforata. L’idea era di perforare i dati su schede e di rilevare la presenza di una perforazione mediante aghi percorsi da corrente elettrica. Le macchine di questo tipo, chiamate tabulatrici, vennero utilizzate per l’elaborazione dei dati del censimento riducendo la tempistica dell'elaborazione a sette settimaneDa quel momento l’applicazione di queste unità meccanografiche si estese e iniziò il loro impiego nel settore commerciale. Per la produzione di tali apparecchiature, nel 1896 Hollerith fondò la Tabulating Machine Company che diventò nel 1924 la International Business Machine Corporation (IBM).

Un'ulteriore conferma delle intuizioni di Babbage, avvenne nel 1936, quando un giovane matematico, Alan Turing, pubblicò un articolo sulla rivista On Computable NumbersTuring fu alla guida di un gruppo di ricercatori e sviluppò l’invenzione più segreta della seconda guerra mondiale, Colossus, il primo computer elettromeccanico, costruito da T.H. Flowers. Questo apparecchio fu utilizzato per decifrare il codice segreto tedesco Enigma durante il conflitto.

Nel 1939 Konrad Zuse costruì lo Z1, primo di una serie di calcolatori elettromeccanici basati sul sistema binario e programmabili. La macchina presentava una struttura analoga ai computer moderni, poiché distingueva unità di memoria e unità di calcolo, e funzionava alla velocità di clock di un solo Hertz, generata da un motore elettrico. Gli studi di Zuse e quelli di John Vincent Atanasoff, inventore della memoria rigenerativa, furono la base per le successive innovazioni dell'architettura dei computer.
Il convegno internazionale di Informatica del 1998 riconobbe a Konrad Zuse con il suo Z1 il ruolo di inventore del primo computer programmabile funzionante della storia.

Dopo la guerra, Turing partecipò al primo progetto americano di computer, l’ENIAC (Electronic Numerical Integrator And Computer) il primo calcolatore elettronico messo in funzione nel 1946. L’apparecchio, progettato dall’Università di Pennsylvania, impiegava 18.000 valvole e occupava uno spazio di 180 metri quadrati. L’ENIAC pose fine all’era dei calcolatori meccanici, perché fu il primo calcolatore elettronico della storia.

Konrad Zuse costruì in Germania nel 1941 il primo computer Turing-completo basato sul sistema numerico binario e programmabile. Distrutto in un bombardamento, per molti anni ne è stata ignorata perfino l’esistenza. Di conseguenza il primato di primo computer della storia è stato ingiustamente riconosciuto alla macchina statunitense ENIAC.

Nel 1948 furono utilizzati i transistor al silicio, che, rispetto alle valvole, permisero di ottenere velocità di calcolo impressionanti, maggiore accuratezza e bassa generazione di calore. Al pari delle valvole, i transistor vennero impiegati come interruttori elettronici.

A metà degli anni Sessanta, si produssero circuiti miniaturizzati e vennero prodotti i primi circuiti integrati su singoli chip di silicio, che hanno consentito di compiere un balzo in avanti nella costruzione dei computer. Grazie ad essi inizia la miniaturizzazione dei componenti elettronici, coronata dall’integrazione in un solo chip di più circuiti.

Nacque il microprocessore: il primo fu l’INTEL 4004, costruito negli Stati Uniti da un team di cui faceva parte l’italiano Federico Faggin. Sebbene il microchip sia poco simile alla gigantesca “macchina analitica” di Babbage e Lovelace o al Colossus di Turing, l’architettura dei moderni computer si basa ancora sui principi impostati da Babbage e la teoria enunciata da Turing rimane ancora oggi importante.

Tra gli uomini che hanno fatto la storia dell’elaborazione automatica occorre ricordare anche l’“architetto” dei moderni computer, John von Neumann, il quale prese parte al progetto ENIAC come consulente per la parte logica del sistema. Il suo lavoro ha influenzato enormemente i successivi sviluppi dell’informatica. Egli suggerì, tra l’altro, di dotare i futuri computer di programmi interni allo stesso apparecchio e di impiegare la numerazione binaria per rappresentare programmi e dati nella memoria del computerCon l’introduzione di tali concetti, gli elaboratori elettronici assunsero le caratteristiche attuali. Von Neumann lavorò in collaborazione con un gruppo di esperti militari e di professori universitari di Princeton, e costruì nell 1952 l'IAS o Princeton o Macchina di von Neumann.
La flessibilità operativa di questa macchina fece sì che potesse essere impiegata nella soluzione di problemi di natura completamente diversa, di tipo amministrativo, gestionale e produttivo. La diffusione nell’uso degli elaboratori elettronici ha contribuito quindi alla nascita di una nuova area scientifica e tecnologica, che va ormai comunemente sotto il nome di informatica.

Nel 1970 nei laboratori Xerox di Palo Alto viene nel 1972 dal Palo Alto Research Center (PARC), venne prodotto Xerox Alto, il primo computer a essere dotato di un display bitmap a finestre con capacità di sovrapposizione, connesso alla prima stampante laser, collegato alla prima rete Ethernet in LAN, e dotato del primo linguaggio orientato agli oggetti: Smalltalk. Questo computer darà il via al progetto Xerox Star (1981), il primo computer in assoluto sul mercato dotato di interfaccia GUI (Graphical User Interface) a icone, con mouse.

Nell’aprile 1975 nei laboratori di Ricerca & Sviluppo della Olivetti di Ivrea, giovani ingegneri e diplomati presentarono alla fiera di Hannover il P6060, primo personal al mondo con floppy disk incorporato. Era in concorrenza con un prodotto IBM simile ma dotato di floppy disk esterno. Nel successivo prodotto, l’M20 (1982) l’azienda adottò per la prima volta il microprocessore.

Steve Wozniac e Steve Jobs, fin da giovanissimi progettavano computer. Pochi altri hanno contribuito alla miniaturizzazione e alla diffusione su larga scala del computer. Tra le loro invenzioni ricordiamo l’Apple II (che oggi è un computer da collezionisti), realizzato con l’aiuto finanziario di Mike Markkula nel 1977: fu il primo personal computer a impiegare unità a dischetti e rimane ancora oggi uno dei più grandi successi commerciali. La novità introdotta dall’Apple II per il software era il linguaggio BASIC, che permetteva una programmazione. Dal punto di vista hardware, l’Apple II disponeva di una memoria di massa costituita da un floppy disk da 5,25 pollici.

Nello stesso periodo altri costruttori diedero l’avvio al ribasso dei prezzi. Realizzarono macchine potenti ma più economiche. Fu l’era di Sinclair, con lo ZX-80 e lo Spectrum, e della Commodore, con il C64i primi home computer della storia.

Agli inizi degli anni Ottanta, al mercato già gremito, si aggiunse IBM, che introdusse sul mercato il PC IBM o IBM 5150, basato su un potente microprocessore, l’Intel 8088, e mise gli schemi tecnici a disposizione di tutti i produttori di accessori per computer che realizzarono ogni genere di schede aggiuntive. Nacque la seconda generazione dei personal: i businness o professional computer, che avevano un prezzo quasi analogo ai loro predecessori, ma erano molto più potenti.
Il PC IBM divenne lo standard e con esso il suo sistema operativo, il CP/Mche, per le esagerate condizioni di licenza d’uso imposte da Digital Research venne sostituito con l’MS-DOS, Disk Operating System progettato dalla Seattle Computer Company e acquistato per poche centinaia di dollari da Bill Gates che nel 1977, insieme con Paul Allen e Steve Ballmer fondò Microsoft, una delle più potenti software house del mondo.

Nel 2008 Bill Gates si dimette da presidente lasciando il suo posto a Steve Ballmer, suo  braccio destro, e si dedica a tempo pieno alla sua Foundation, insieme alla moglie Melinda Gates, e alla ricerca di nuovi software e hardware, per una maggior semplicità di utilizzo da parte degli utenti.

Il successo di IBM non passò inosservato, le industrie informatiche delle “tigri orientali” (Taiwan, Singapore e così via) si misero subito al lavoro per clonare il PC IBM, resa possibile poiché IBM forniva gli schemi elettrici e il listato del sistema operativo era facilmente ottenibile. In pochi anni il mondo fu invaso da enormi quantità di PC clonati, con sempre maggiori prestazioni e minori costi.

Nel 1984 Apple, dopo l’insuccesso dell’Apple Lisa nel 1983, l’azienda di Cupertino (California) decide di ritentare l’impresa col Macintosh, decisamente più elegante nel design e nell’approccio all’interfaccia grafica. Nasceva così il concetto di WIMP (Windows Icons Mouse and Pointer).
Il primo modello di Mac fu messo in vendita al prezzo di 2.495 dollari e ottenne un successo di mercato senza precedenti, grazie alla facilità d’uso del suo sistema operativo, il Mac OS. La sua interfaccia grafica (GUI) era semplice da usare: usava il cestino, la scrivania, le finestre, gli appunti e così via, aprendo finalmente l’uso del computer anche a persone con limitate conoscenze informatiche.

Microsoft adottò molte di queste caratteristiche nella creazione del proprio sistema operativo Windows, scatenando una battaglia legale durata oltre un decennio.

Nel 1987 nasce Amiga2000, una piattaforma informatica ideata da una piccola compagnia americana, Hi-Toro, con lo scopo di creare una macchina da gioco dalle grandi capacità grafiche e sonore. In seguito vennero incorporate caratteristiche di un personal computer multimediale con un elegante sistema operativo, AmigaOS. Nel 1985 venne mostrato l’Amiga 100. Nacque la piattaforma soprannominata Advanced Multitasking Integrated Graphics Architecture, in breve AMIGA.

Hi-Toro fu poi acquisita dalla Commodore, che commercializzò il prodotto dal 1985. La piattaforma raccolse un notevole seguito tra gli esperti e gli appassionati di informatica. In seguito alla bancarotta e poi alla liquidazione della Commodore, la tecnologia Amiga venne venduta ad una serie di aziende specializzate in personal computer che non seppero rivalutarla adeguatamente.

Nel 2004 l'IBM decide di abbandonare la produzione dei computer e cedendo marchio e quote di mercato alla cinese Lenovo, che detiene il primo posto di vendite in Asia, escludendo il Giappone. L'accordo prevede la fornitura dei servizi da parte della IBM a Lenovo.

Attualmente si assiste a una specializzazione nella produzione dell’hardware sviluppando i singoli componenti invece dei prodotti completiDelle grandi case che producevano sia hardware sia software sono attualmente attivi solo pochi marchi, tra cui, ad esempio, Sun Microsystems, che continua a detenere un primato per i grandi server.